Archivi giornalieri: 1 novembre 2009

A proposito del disastro educativo

Nel sentire comune l’incomunicabilità tra la cultura umanistica e quella scientifica è considerata come un dato di fatto indiscutibile. Talora anche gli studenti di giurisprudenza stentano a percepire il valore del metodo scientifico e tendono a nutrire un’istintiva repulsione per tutto ciò che è matematico e analitico. L’idea scorretta che la comprensione della matematica sia un dono di natura viene nutrita e rafforzata da una formazione della scuola superiore che ha smarrito il senso stesso della scienza perché la riduce a un insieme di concetti slegati e puramente strumentali alla risoluzione di questioni pratiche. A questo proposito, riportiamo un brano tratto da un recente volume del Prof. Giorgio Israel, che ci auguriamo possa stimolare il dibattito e la riflessione tra gli studenti e i docenti. I vostri interventi e suggerimenti anche su questi argomenti sono sempre i benvenuti.

Chi sono i nemici della scienza? Riflessioni su un disastro educativo e culturale e documenti di malascienza

[…] Da un lato, non si è affatto attenuato il tradizionale disprezzo per le scienze, e la matematica in particolare, diffuso in molti ambienti delle facoltà umanistiche e che si esprime nelle solite tiritere snobistiche: «Di matematica non ho mai capito nulla», «solo a vedere un numero o una formula mi sento male», e via dicendo. L’aspetto tragicomico della faccenda è che questo accade mentre di scienza si parla sempre più (e sempre peggio) dappertutto. Dall’altro lato, gli studenti delle facoltà scientifiche ricambiano in forme che non si erano mai viste: scrivendo come semianalfabeti, brutalizzando sintassi e grammatica e quasi se ne vantano. Persone che spendono senza esitare per scarpe griffate non sono disponibili a spendere una somma di denaro insufficiente a pagarsi una pizza e una birra per acquistare un libro in cui siano esposti in modo ordinato e organico i contenuti di un corso, ed è fuori dal loro orizzonte l’ambizione di costruirsi una piccola o grande biblioteca personale. Chiedono soltanto dispense, non importa quanto sommarie e sgangherate, purché gratuite e contenenti esattamente le nozioni necessarie a superare un esame, e non una riga di più. Naturalmente questo non è colpa delle persone, che sono intelligenti e potenzialmente capaci come prima, bensì di un sistema dell’istruzione universitaria sempre più ridotto a somministrare nozioni e a fare esami (valutare), ovvero ridotto a una macchina cieca e rozza che con la cultura non ha nulla a che fare e che educa anzi all’incultura. La radice di questo imbarbarimento sta nella riduzione del sistema dell’istruzione a un apparato il cui esclusivo compito è dispensare «competenze» e «certificarle», in nome del «passaggio della cultura delle discipline alla cultura delle competenze», secondo l’orrido lessico pedagoghese.

da Giorgio Israel, Chi sono i nemici della scienza, Lindau, Torino, 2008, p. 39.

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